Michele Greco : ένας άγνωστος ζωγράφος της διασποράς
Part of : Θησαυρίσματα ; Vol.27, 1997, pages 139-146
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139-146
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Al Museo Nazionale d'Abruzzo de l’Aquila è esposto un dipinto rappresentante la Madonna con il Bambino in trono tra i Santi Giovanni Battista e Adamo (Tav. 1). L’ altezza è di 1,66 m. con la cimasa o timpano che rappresenta la Pietà, la larghezza è di 1,52 m. Proviene da Santa Maria Maggiore a Guglionesi, paese della provincia di Campobasso in Molise. La rappresentazione centrale si suddivide in tre comparti con colonnine attorcigliate che sorreggono degli archi sporgenti trilobati. La Madonna regge il Cristo in piedi su di un cuscino. Il Bambino benedice e tiene un cartiglio con l’epigrafe QVI SEQVITUR MENO(N) AM(B)V LATIN | TENEBRIS. PENITENTIAM AGITE (Giov. VIII 12; Matt. IV 17). S. Giovanni, vestito con vello di pecora e un mantello, è rivolto verso la Vergine, regge un bastone pastorale con la croce e un cartiglio con l’epigrafe ECCE Q(VI) P(OS)T: ME VE(N)IT A(N)TE ME FACTVS EST (Giov. I 15). Il santo del comparto di destra sta in piedi frontalmen
te e indossa paramenti sacri. Stranamente porta due stole: un lungo e largo epitrachilion ortodosso nel mezzo e contemporaneamente la stola latina con agli estremi delle frange. E calvo con un caratteristico ciuffo di capelli al centro della fronte. Il pochissimo noto S. Adam o il Confessore (990-1060), monaco benedettino di Montecassino, è un santo locale che si venera a Guglionesi, dove visse i suoi ultimi anni e dove giace la sua reliquia. Gli Acta Sanctorum (Giugno III, Parigi-Roma, 1867, pp. 329-331) narrano le modalità con cui avvenne il 3 Giugno 1102 la traslazione della sua reliquia a Santa Maria Maggiore di Guglionesi dalla chiesa di San Pietro al vicino Petacciato. Le epigrafi che mdicano i santi rappresentati sono scritte in greco. I due santi in piedi e la base del trono della Madonna poggiano su di un gradino marmoreo dove sono iscritte la firma dell’artista e la data: OP(VS) MICHAELIS GRECI DE | LAVELON A. A. D. 1505 | [E]TOV[C]. Nella Pietà del timpano il corpo s
eminudo di Gesù è sorretto dalla Madonna e dall’Evangelista Giovanni. Sui fianchi sono dipinti gli strumenti della passione. La modellatura è aspra con l’accentuazione delle vene, delle rughe, delle unghie, dei muscoli e delle ossa sulla parte alta dello sterno, e delle ferite del Cristo morto. Le vesti formano delle forti pieghe alternate, rese in modo plastico. Il fondo è dorato, solo dietro la Pietà è verde ed è decorato con un fregio geometrico. Tra gli archi e la base del timpano il fondo oro è decorato da rosse piante avviluppate. Tra gli archi si sporgono dei fiori schematizzati in rilievo. Le aureole delle figure della rappresentazione centrale sono decorate da germogli fioriti riversi su di un fondo rabescato e traforato e sono circondate, eccetto l’aureola di Cristo, da pietre preziose dipinte; nelle due figure laterali terminano in festoni. Nel timpano le aureole sono decorate da raggi. Nella parte bassa sporgente del quadro si trova la seguente iscrizione d
i difficile lettura: OPVS P(RESE)NS MANVMICA HELIS GRECI FAC TVMI(N) HONORE MS(AN)C(T)I ADEAN (N)0 D(OMI)NI 1505 IND(ICTIONE) 8 ANTONIO BARONO RICO (ET) DE GVLLO ... B ... FRATER CA(RI)TATIS STANTIB(VS) P(R)IORIB(VS)... P(R)IMO IVNII ETOVC ΖΓ.Il dipinto di Michele Greco è citato en passant soprattutto in pubblicazioni riguardanti il Museo de L’Aquila mentre il suo autore non viene riportato nei repertori dei pittori Thieme-Becker e Bolaffi e neppure nei manuali della pittura italiana che ho potuto consultare. Guglielmo Matthiae (p. 141, n. 2) definisce il pittore come madonnero, forse di origine dalmata. Il Moretti (p. 141, n. 3) ritiene che si tratti di un importante rappresentante delle botteghe greche, che per molti anni operaro no sulla costa adriatica. Oltre al debito nei confronti dell’arte bizantina, rileva un'influenza di modelli della bottega del Crivelli nella provincia delle Marche. In seguito scrive che lo sconosciuto pittore è dalmata e contemporaneamente un imp
ortante rappresentante della scuola venetocretese, fortemente influenzato da Carlo Crivelli. In un altra pubblicazione degli stessi anni (p. 142, n. 1) non fa riferimento alla supposta origine dalmata del pittore e ritiene il dipinto de L’Aquila opera importante delle botteghe greche della costa adriatica, sottolineando nel contempo l'influenza del Crivelli. Secondo il Lehmann-Brockhaus (p. 142, n. 2) proviene dalla costa balcanica dell’Adriatico e ha subito l’influenza di Venezia. Luisa Mortari si è riferita recentemente al dipinto come se si trovasse ancora a Guglionesi (p. 142, n. 3). Per lei Michele Greco era sicuramente uno dei madonneri che lavoravano a Venezia o lungo la costa adriatica e caratterizza la sua arte come ritardataria e provinciale. Io almeno non intravvedo influenze bizantine o cretesi nel dipinto de L’Aquila, il quale invece è fortemente influenzato dall’arte di Carlo Crivelli (cir. 1435-1500) - un veneziano che lavorò soprattutto nella provincia d
i Ancona— nel trattamento delle pieghe, nei colori vivaci dove dominano il rosso e l’oro e secondariamente il verde, nella dura modellatura delle membra ignude, nell’accentuazione dei part colari anatomici. Mancano certo qui i particolari in rilievo del vestiario, dei mobili e di altri oggetti e la decorazione traforata del fondo, che si incontrano spesso nelle opere del Crivelli; anche l ’ornamento delle aureole differisce. Per il resto il nostro pittore si trova più vicino ai modi del grande pittore veneziano degli altri crivelleschi, compreso il fratello Vincenzo. Il volto della Madonna ricorda p.e., quanto alle sopracciglia ricurve che si congiungono con il naso, le forme dello stesso, la piccola bocca e la resa del labbro superiore, la Vergine del polittico di Camerino a Brera (Milano) (p. 142, n. 6). Se si eccettua la testa, la posizione del Battista è simile a quella che ha nel polittico di Massa Fermana (p. 142, n. 7). La lavorazione dei riccioli ricorda quella del
polittico della cattedrale di Ascoli Piceno (p. 142, n. 8). Il movimento agitato delle pieghe dell’ alba di San Adamo ripete quello di S. Silvestro nel politico di Massa Fermana (p. 143, η. 1). Il corto vello di pecora, portato con la pellicia all’interno, è un luogo comune nelle opere del Crivelli e di altri pittori italiani contemporanei; lo stesso si dica per il ciuffo di capelli nel mezzo della fronte. Il nostro pittore, la cui opera porta la data 1505, non può naturalmente essere identificato con lo scultore Michele di Giovanni da Fiesole soprannominato Greco, che è testimoniato dalla terza alla settima decade del XV sec. (p. 143, n. 2), nè con il pittore e incisore Michele Greco, soprannominato il Lucchese (1509 - cir. 1604) (p. 143, n. 3). Una decina di artisti, dal XVI al XX see., hanno il soprannome Greco (p. 143, n. 4). Si tratta di solito del nome della famiglia e non di un aggettivo indicante l'origine, eccetto antichi esempi come quello di Giovanni greco, che
lavorava a Cividale nel 1529, o Domenico Theotocopoulos. Anche nel caso del nostro pittore la denominazione Greco dichiara evidentemente la sua origine. Era, come sembra, un emigrante che non si era ancora assimilato, come dimostra la trascrizione dei nomi in greco e anche dell’ anno della creazione del mondo, ed infine delle iscrizioni latine. Suscita stupore la caratterizzazione del pittore nella bibliografia come dalma ta o come genericamente originario dalle coste balcaniche dell’Adriatico, mentre invece trascrive in lungo e in largo la sua patria: de Lavelona. Così era nota durante il tardo Medioevo e il Rinascimento —parallelamente alla denominazione Valona, che si impose— la città di Avlona (Vlora), nell’odierna Albania, che peraltro fu di tanto in tanto conquistata dai veneziani. Inoltre definisce sé stesso come Greco, mentre se fosse stato Dalmata sarebbe stato denominato Schiavone, come i molto noti pittori di origine dalmata Giorgio Culinovic (1433/6-1504) e
Andrea Meldola (cir. 1505-1563) o il meno noto Michele Schiavone del XVIII sec., o Dalmata, come lo scultore del XV see. Giovanni Duknovic (Giovanni Dalmata o da Traù). Michele, Greco da Avlona, emigrò come molti altri compatrioti in Italia, fece il suo apprendistato evidentemente vicino a Carlo Crivelli o a qualche artista del suo ambiente ed adottò lo stile italiano come più tardi il Theotocopoulos e l ’Aliense. L ’ unica sua opera conosciuta era destinata a pala d ’altare, come indicano la forma e l'iconografia, e fu ordinata per la chiesa della Madonna di Guglionesi, ove è circoscritto il culto del santo locale Adamo. Non ci sono rimasti altri suoi dipinti perchè probabilmente morì giovane.
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